Lo scardaccione selvatico - conosciuto anche come 'cardo dei lanaioli' - è una perenne autoctona biennale molto ornamentale. Questo arbusto robusto è conosciuto soprattutto per i suoi grappoli di frutti bianchi decorativi, gelati in inverno. È molto diffusa come pianta ornamentale nei giardini naturali o nelle aiuole. Le infiorescenze sono un'ottima ed abbondante fonte di nutrimento per api selvatiche, bombi, farfalle e molti altri insetti utili. In inverno, le infruttescenze non sono solo belle da vedere, ma sono anche un buon alimento per molte specie di uccelli. Soprattutto cardellini e ciuffolotti sono degli ospiti frequenti. L'aspetto particolarmente interessante della pianta sono le foglie che, saldate alla base, formano dei piccoli bacini di raccolta per l'acqua piovana e la rugiada. Il nome scientifico, infatti, deriva da un termine greco che significa 'togliere la sete'. Queste sorte di 'vaschette' che si riempiono d'acqua servono probabilmente come ostacolo per le formiche che cercano di arrampicarsi. Questa pianta ha un'antica tradizione anche come pianta officinale. Veniva utilizzata per trattare i disturbi dello stomaco e del fegato e per i reumatismi. In tempi più recenti, lo scardaccione selvatico è sempre più conosciuto in relazione ai trattamenti per la malattia di Lyme. Al riguardo, però, non esistono ancora prove scientifiche. La pianta veniva utilizzata anche nell'artigianato: i tessitori usavano le infruttescenze spinose per cardare i tessuti di lana. Per questo motivo la pianta è conosciuta anche come 'cardo dei lanaioli'. Sebbene sia commestibile, non è molto usato in cucina. Solo le radici vengono occasionalmente utilizzate per i liquori alle erbe.
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